Non fatevi fuorviare dal titolo, la mia Parma è viva più che mai con un vasto e ricco calendario di eventi culturali dalla primavera sino a settembre.
Per Parma Morta invece s’intende una Riserva Naturale orientata nella zona di Sorbolo appunto in provincia di Parma. A breve distanza dal fiume Po, è custodito un ramo abbandonato del torrente Parma, che negli ultimi secoli ha cambiato più volte percorso prima di confluire, come avviene oggi, nel grande fiume all’interno della golena destra.
La Parma Morta, non più attiva dalla metà dell’Ottocento, è oggi una lunga e sottile zona umida di circa 5 km, testimonianza delle antiche dinamiche fluviali della pianura e vero e proprio serbatoio di biodiversità per la campagna parmense.

Da più di undici anni che risiedo a Parma questa Riserva la conoscevo soltanto per sentito dire e non mi ci ero mai recata sino a qualche tempo fa, che approfittando delle prime giornate primaverili e col clima piacevole, ho pensato bene che forse era arrivato il momento di andarla a visitare. Sfortunatamente devo dire che gran parte della vegetazione era ancora indietro e non bella florida come avrei preferito trovarla.


Questa zona fluviale conserva ancora oggi il ruolo di cassa di espansione per le piene del canale Parmetta. Racchiude una fascia di vegetazione spontanea che accompagna tutta l’area e che funge da rifugio per le specie animali e vegetali ormai allontanate da gran parte dei terreni circostanti, in prevalenza coltivati. I percorsi che si snodano lungo le sponde della Parma Morta conducono attraverso gli ambienti caratteristici della pianura padana: siepi e tutte quelle vegetazioni tipiche che nascono appunto nelle zone umide dove trovano il loro habitat naturale. Lungo le rive crescono salici, pioppi, farnie, olmi, aceri campestri, sanguinelle e frangole; io naturalmente non conosco proprio tutte queste specie vegetali e qui di seguito vi lascio un paio di foto di alberi tra quelli più fiorenti che ho immortalato.


Da quel che ho letto tra le cannucce di palude si nascondono animaletti come raganelle, natrici dal collare, uccelli come la gallinella d’acqua e il tarabuso, piccoli mammiferi come l’arvicola e il toporagno d’acqua. Nei tratti di acque libere sopravvivono invece la lenticchia d’acqua, e fino a pochi anni fa era possibile osservare l’utricolaria (rara pianta carnivora) e il quadrifoglio acquatico. Nella mia passeggiata immersa nella Riserva non sono riuscita a vedere nessuno degli animali sopra citati, ho sentito diversi e nuovi cinguettii e richiami vari ma nessun animaletto acquatico o fluviale che sia, si è fatto da me vedere e pensare che ero curiosa come non mai di scorgerne qualcuno, rien de faire 😒.

Attualmente per assicurare alla Riserva uno strato d’acqua costante, tale da ricostruire una condizione di stagno giovanile e ripristinare un ambiente sempre più ricco di flora e fauna tipica delle zone umide, è stato creato un’impianto di fitodepurazione che, oltre a trattare con processi naturali le acque dei canali di bonifica in entrata nella Riserva, garantisce la costante presenza idrica.
Nella Parma Morta, come in tutti gli ambienti umidi, l’acqua è il fattore ecologico determinante. Purtroppo il progressivo abbassamento delle falde e le sistematiche sottrazioni di terreno hanno portato a una drastica riduzione della disponibilità idrica e a un notevole restringimento dell’alveo, causando la rarefazione e la scomparsa di diverse specie acquatiche. Da quanto ho appreso,non è più possibile, ad esempio, osservare la castagna d’acqua e la ninfea bianca, visibili fino a una decina di anni fa e anche del morso di rana, si sono perse le tracce.



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