
Una persona con cui sono in contatto su un’altra piattaforma, con la quale spesso chiacchieriamo, è diventata nel tempo una presenza costante nella mia vita online. Dopo anni di conversazioni, si è instaurata una certa confidenza.
Qualche sera fa mi ha visto attiva sulla piattaforma e mi ha contattata. Era in crisi… poverina. Ogni volta che ha un momento di défaillance, se mi vede online mi scrive direttamente, altrimenti mi lascia un messaggio chiedendomi di “vederci” appena possibile. E io, conoscendola, so già che ha bisogno di confidarsi e così, appena posso, mi collego per parlarle.
Tra le tante volte in cui è accaduto, quella sera mi sono seriamente preoccupata. Non solo era in crisi: mi ha detto di sentirsi inadeguata a vivere. Quella frase mi ha colpita profondamente. Cercando di restare il più calma possibile, l’ho invitata a parlare e le ho chiesto cosa l’avesse portata a pensare e dire una cosa simile.
Ha iniziato a raccontare tutto dalla rana alla fava, come si dice ma per rispetto non entro nei dettagli. In sintesi, è rimasta delusa da una relazione, e ciò che l’ha ferita di più è stata la sua stessa reazione.
Io, di natura, non sono la persona che consola. Non fa parte del mio modo di essere. Anzi, in certi momenti emerge il mio “polso”: se serve uno scossone, lo do, senza troppi giri di parole. Ma devo essere onesta, quella sera non sono riuscita a tirar fuori il mio solito piglio. Ho preferito lasciarle spazio per sfogarsi, intervenendo ogni tanto con parole che potessero alleviare il suo malessere.
Dopo il suo sfogo, ho voluto tornare sulla sua frase iniziale perché, a mio avviso, era una dichiarazione molto forte. Ha cominciato a dirmi che non capisce nulla della vita, che vede sempre il bene dappertutto, che è ingenua nonostante l’età… e che la colpa, secondo lei, è la mancanza di istruzione. Onestamente, in quel contesto, questa sua affermazione mi è sembrata fuori luogo. Forse era solo frutto di uno stato emotivo alterato, un vaneggiamento in un momento di crisi profonda.
Va bene che non è laureata, ma ha conseguito il diploma e svolge un lavoro coerente con i suoi studi il che non è cosa da poco. Personalmente, non vedo nulla da eccepire. Né per lei, né per nessuno in generale. Perché la vera istruzione è la vita stessa e ciò che impariamo vivendola. Certo, studiare aiuta a esprimersi meglio ed è un arricchimento personale, ma non è l’istruzione a renderti scaltra. Quella è una dote naturale che, con il tempo e l’esperienza, si può anche affinare. Questo gliel’ho detto con garbo, per non turbarla ulteriormente.
Dopo un bel po’ di tempo in chat, si era fatta notte fonda. Con gentilezza, le ho detto che era tardi e che l’indomani entrambe dovevamo svegliarci presto per andare al lavoro. Ci siamo salutate con la promessa di risentirci la sera successiva.
E così è stato: ogni sera ci siamo sentite. È stata una settimana intensa, in cui con molta fatica sono riuscita a tranquillizzarla e a farle riscoprire un po’ di stima verso se stessa. Il momento che l’ha davvero rassicurata è stato quando le ho detto che se fosse davvero una persona insulsa e inadeguata, come si sentiva lei, io non l’avrei cercata da anni né passerei del tempo a parlare con lei. Se lo faccio è perché, in tutti questi anni, lei ha saputo darmi qualcosa. Per me ogni conversazione, con lei e con altri contatti, è un arricchimento. Le ho detto la verità, senza filtri. Perché alla fine, ciò che conta è essere sinceri e leali. A volte basta davvero poco per rincuorare una persona.
Finalmente, dopo una settimana, si è convinta: non è inadeguata. Né alla vita, né a se stessa. E questo era ciò che più mi stava a cuore.
Come si suol dire: tutto è bene quel che finisce bene. E posso affermarlo senza dubbio… ho sudato sette camicie. È stata dura. Ma per me, quando conosco qualcuno da tempo nella vita reale o online, sei e rimani sempre una mia amica.


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