
Parlando con persone che conosco solitamente non mi viene mai quando riferito a un loro genitore il dire tuo padre ma bensì tuo papà o mamma.
Ultimamente “tuo papà” è un’espressione che ho utilizzato molto parlando in primis con la mia amica quando ci sentivamo appunto inerente alla situazione delicata in cui riversava il suo papà, medesima comunicazione che uso ogni qualvolta che conosco il genitore del mio interlocutore oppure ho una certa confidenza affettiva con quest’ultimo.
Giorni addietro, come ogni settimana faccio, sono andata ad acquistare la frutta e la verdura dal solito ortolano, vuoi l’orario, vuoi che era un momento così… fatto sta che in negozio c’era soltanto il figlio e appunto essendo l’unica cliente tra un servizio e l’altro ci siamo fatti anche due chiacchiere come solitamente accadde quando si è clienti fissi e soprattutto nell’ambito di un contesto familiare e confidenziale. Chiacchierando siamo finiti sul discorso della zona nella quale abito che dista circa una decina di chilometri poco più o poco meno, parlando appunto che alle volte basta spostarsi giusto di una decina di chilometri e l’atmosfera climatica cambia della serie: se su da me c’è il sole può essere che invece man mano che ci si avvicina alla città si trova la nebbia oppure viceversa e, nel mezzo del discorso, al ragazzo ho detto: tu la conosci bene la mia zona, tuo papà mi diceva che quando dovevi prendere la patente ti portava a guidare su nella mia zona di residenza e confermando entrambi che da allora il tempo è volato, sembra di parlare di ieri e invece…
Nel rientro mentre guidavo mi è venuto spontaneo fare una riflessione sul termine che utilizzo dicendo “tuo papà” e rendendomi conto che il solo pronunciare la parola “papà” al di là del contesto in cui la impiego, sento come una sorta di benessere e tra me e me mi son detta piuttosto strano, ma poi una volta rientrata a casa continuando a riflettere su questa sorta di benessere sempre tra me e me mi sono detta che probabilmente avendo un ricordo così forte e bello del mio papà come del resto anche della mia mamma, mi viene spontaneo pronunciare la parola sorridendo dentro di me, certo nel periodo della mia amica avevo poco da sorridere, la pronunciavo invece con una certa apprensione ma questo è comprensibile mentre da sabato in poi anche riferita al suo papà, mi sono resa conto che la dico col medesimo sorriso di sempre.
Tra una considerazione e l’altra ho potuto constate che lo stesso accadde quando leggo questo termine e sta di fatto che o pronunciata o letta, la parola “papà” come anche “mamma” a mio dire, sono termini che esprimono delicatezza e affetto e già questo di per sé è un piacere.
Concludo doverosamente scusandomi con tutti gli amici blogger e anche non, che purtroppo per varie vicissitudini non hanno un ricordo così armonioso dei propri genitori come invece lo è il mio, difatti appunto per questo, ero indecisa dopo averlo scritto se postarlo oppure no, ma poi mi son detta che per una rara volta che parlo dei miei sentimenti forse era anche giusto esporli per non apparire sempre distaccata, naturalmente da me stessa intendo, seguendo il consiglio di chi mi “rimprovera” che non parlo mai o molto raramente delle mie manifestazioni.


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