
Il nostro linguaggio si è impoverito nella scrittura in particolar modo, con l’evento del messaggi prima, facendo seguito i social e quant’altro, si è notevolmente sminuito basta guardare anche la semplice punteggiatura e chi la usa più per l’appunto nei messaggi e sui social? Da anni a questa parte si sono messi di mezzo anche i SEO dei motori di ricerca che insegnano in un qualunque post a utilizzare spesso una parola per far sì di avere più visibilità nel web quando una qualsiasi persona stia facendo una ricerca.
Se la memoria non m’inganna, già dai tempi della scuola elementare, nei primi temi che la maestra dava da svolgere, il ripetere spesso il medesimo vocabolo era considerato un errore che appunto la stessa maestra nella correzione sottolineava in rosso, suggerendo un termine diverso di uguale significato e piano piano tema dopo tema, si apprendeva una facoltà di espressione sia scritta che verbale ben più ampia.
Norma che è sempre stata ribadita anche nei percorsi degli studi avvenire, personalmente non ho fatto il liceo classico ma credo che ogni liceo e ogni altro percorso di studio tenga ben presente quanto sopra ho detto e altri principi di sintassi e grammaticali non a caso, tutti gli autori nei loro libri o racconti che siano. scrivono correttamente e bene, e in questo saper scrivere bene non è minimamente implicato il ripetersi continuamente di una medesima parola.
Personalmente, nei post che scrivo nonostante i tag che inserisco, di quanto invece insegnano i vari guru del web, diciamo che non li tengo molto presenti, cercando piuttosto di mantenere un linguaggio vario e piuttosto corretto per rendere più scorrevole l’argomento che sto trattando.
È tutto un impoverimento e da per tutto addirittura, come nel caso della scrittura, ci vengono insegnate se non imposte regole che modificano la nostra natura di istruzione, di esseri coscienziosi, di esseri umani.
Come esempio ho preso la lingua italiana per introduzione al discorso, ma in realtà se si guarda oltre, ci si accorge che questo fenomeno riguarda molti altri aspetti della nostra vita. Pensiamo alla cultura generale, alla capacità critica, alla creatività, alla sensibilità artistica. Tutte queste qualità sono state erose dal consumismo, dalla superficialità, dalla velocità con cui ci si informa e ci si dimentica. Siamo diventati schiavi di una società che ci vuole omologati, passivi, dipendenti. Non ci lasciamo più sorprendere dalla bellezza delle parole, dalla ricchezza dei significati, dalla profondità dei pensieri. Ci accontentiamo di frasi fatte, di slogan pubblicitari, di emoticon. Abbiamo perso il gusto della sfida intellettuale, della curiosità culturale, della scoperta personale.
Non voglio fare la moralista o la nostalgica. So bene che i tempi cambiano e che ogni epoca ha le sue trasfomazioni e peculiarità. Ma credo anche che non dobbiamo rinunciare a quello che ci rende umani: la capacità di comunicare in modo efficace ed elegante, di esprimere le nostre emozioni e le nostre idee con originalità e stile, di arricchire il nostro vocabolario con nuove parole e nuovi modi di dire. La lingua italiana è una delle più belle e variegate del mondo. Ha una storia millenaria, una letteratura prestigiosa, una musicalità inconfondibile. Non lasciamola appassire sotto il peso della pigrizia, dell’ignoranza o della moda. Coltiviamola e conserviamola con cura e passione. Usiamola con rispetto e orgoglio. Facciamola vivere e crescere con noi.


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