
Guardando la foto all’inizio del post, potreste pensare: “Con tutte le piante che ha Giusy, proprio un fiore sfiorito doveva scegliere?” Ebbene sì. Se oggi scrivo questo post, lo devo proprio a quel momento in cui, provando un obiettivo macro di un amico, ho fotografato dentro casa questo fiore ormai appassito. In realtà, non ero certa di trattare questo argomento; era rimasto latente fino a quando ho letto un post di Paola. Quel suo scritto mi ha fatto riflettere e mi ha dato l’input necessario per mettere nero su bianco le mie riflessioni.
A onor di cronaca, Paola affronta il tema del rinnovarsi in un senso più ampio e profondo, mentre io, in questo post, voglio soffermarmi sulla natura e il suo incessante mutamento, un ciclo continuo che porta alla rinascita.
Come ben sapete, l’arrivo dell’autunno per me è sempre stato fonte di gioia, grazie ai suoi molteplici colori. Tuttavia, in passato, provavo anche un certo rammarico nel vedere le mie piante sfiorire, e quelle del mio giardinetto perdere le foglie dopo avermi incantata con le loro sfumature. Bonsai in vaso e altre piante del mio piccolo angolo verde, una volta terminato il loro processo di trasformazione, rimanevano con i rami spogli. Confesso che, un tempo, questo mi addolorava profondamente, al punto da lasciarmi andare a qualche lacrima nel vedere tutto così spoglio e desolato.
Poi, in una delle tante primavere, ho avuto un momento di illuminazione. Guardando i rami riempirsi giorno dopo giorno di gemme, mi sono detta: “Perché provare questo rammarico autunnale, se la vita delle mie piante torna a rinascere ogni anno?” Quel senso di malinconia finiva per farmi perdere parte della bellezza dell’autunno. È stato in quel momento che ho cominciato ad accettare il fascino di questo percorso naturale: le piante devono appassire per poi rifiorire. Da allora, ho smesso di provare quell’amarezza, e oggi, l’unico pensiero che mi accompagna di anno in anno è la speranza che le mie piante superino l’inverno per tornare a gioire della loro rinascita primaverile.
Da molti anni vedo la vita come un continuo rinnovarsi, una visione che inizialmente riguardava solo l’esistenza umana. Questa consapevolezza mi ha aiutata profondamente quando i miei genitori sono venuti a mancare, a distanza di un anno e quattro mesi l’uno dall’altra. Se non avessi avuto questa certezza, forse non sarei riuscita a superare l’impatto. Naturalmente, ancora oggi, dopo anni, ci sono momenti in cui il ricordo mi stringe la gola. Ma sono e rimango un essere umano, legata alla vita terrena, soprattutto a quella degli altri più che alla mia. Di me stessa penso semplicemente che sarà quel che sarà… Nasciamo per morire in questa dimensione; fa parte del gioco dell’esistenza. So che su questo aspetto, così come su molti altri, devo ancora lavorare e apprendere tanto.
Tornando alla natura e alle sue trasformazioni, ho imparato a vedere la bellezza del suo ciclo: le piante devono appassire per poter rifiorire. Trovo affascinante la natura anche quando è spoglia, perché la sua metamorfosi è necessaria per tornare a nuova vita. Nel pieno dell’inverno, quando il mio giardinetto è solo un intreccio di rami nudi, provo una certa ammirazione, proprio come quando è nel suo massimo splendore. Sono pienamente consapevole che foglie e fiori sono sempre presenti, in gestazione, e che con l’arrivo della primavera torneranno più rigogliosi dell’anno precedente. Ogni pianta mi ricorda una donna in gravidanza: custodisce e fa maturare il suo bambino nel grembo e, dopo nove mesi, è pronta a dare alla luce una nuova vita. Lo stesso vale per il regno vegetale, sempre in grado di generare nuova vitalità.
La natura, come l’essere umano, è in continua evoluzione. Esiste un incessante rinnovamento: ciò che sembra perduto, in realtà, prospera per manifestarsi nuovamente, più forte di prima. Purtroppo, per l’uomo, questa rinascita non sempre avviene con lo stesso slancio… ma questa è un’altra riflessione, che meriterebbe un post molto più profondo.


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