Dopo diverso tempo che ho letto dei thriller dal mio punto di vista piuttosto deludenti, un paio anche di un autore che solitamente apprezzo, finalmente ne ho letto uno degno di questa denominazione. Era da diverso tempo che lo avevo acquistato e lo vedevo sul Kindle, ma presa da altri libri non mi ero ancora decisa ad iniziarlo anche perché l’autore era a me completamente sconosciuto, mai letto niente di lui, inoltre non ricordo neppure per merito di chi lo abbia comprato, se attraverso una recensione che ho letto oppure suggeritomi dallo stesso Kindle.
Javier Cercas è uno scrittore e saggista spagnolo dei giorni nostri ed è più che mai conosciuto (beata ignoranza, la mia naturalmente) difatti i suoi libri sono stati tradotti in più di venti paesi e in più di trenta lingue. Le sue opere narrative abbracciano diversi generi letterari e quindi non solo il thrilling anzi, da quanto ho appreso e se non ho compreso male, il libro “Terra Alta” è il suo primo vero e proprio giallo dalle tinte noir, il libro ha vinto il Premio Planeta 2019 che in Spagna è uno dei più prestigiosi riconoscimenti letterari e a quanto pare, da questo romanzo ne farà seguito una vera e propria saga, personalmente ho già acquistato il secondo romanzo e sono curiosa di leggerlo per vedere se continuerà ad essere all’altezza del primo, magari in seguito vi saprò dire.

Trama:
Un crimine spaventoso sconvolge una quieta cittadina nel Sud della Catalogna: i proprietari dell’azienda più importante della zona, le Gráficas Adell, vengono trovati morti, con segni evidenti di feroci torture. Il caso è assegnato a Melchor Marín, giovane poliziotto e appassionato lettore, alle spalle un passato oscuro e un atto di eroismo quasi involontario, che lo ha fatto diventare la leggenda del corpo e lo ha costretto a lasciare Barcellona. Stabilitosi in questa piccola regione dal nome evocativo di Terra Alta, crede di aver seppellito l’odio e la voglia di riscatto sotto una vita felice, grazie all’amore di Olga, la bibliotecaria del paese, dalla quale ha avuto una figlia, Cosette. Lo stesso nome della figlia di Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, il suo romanzo preferito. L’indagine si dipana a ritmo serrato, coinvolgendo temi come il conflitto tra giustizia formale e giustizia sostanziale, tra rispetto della legge e legittimità della vendetta. Ma soprattutto l’autore racconta l’epopea di un uomo solo che cerca il suo posto nel mondo, e per questo dovrà lottare e mettere a rischio tutto: i valori, gli affetti, la famiglia, la vita. Una narrazione di alta tensione psicologica e morale.
La scena iniziale direi che è un po’ forte, ma poi tutto il racconto si svolge in una lettura più che scorrevole, tracciando il protagonista e gli altri personaggi che appaiono. Il racconto non è lineare, i capitoli sono un intervallarsi dal passato oscuro al presente del detective e non solo…, rendendo il ritmo certamente avvincente e con un finale davvero imprevedibile. Come ho detto inizialmente era da diverso tempo che non leggevo un genere poliziesco che mi abbia conquistata dalle prime righe sino alla fine e tra indagini, suspanse, delusioni, ho trovato questa trama molto attraente. E una lettura che va oltre il genere giallo diventando anche un romanzo e difatti, sa pure fare riflettere il lettore ponendo un quesito sulla giustizia il quale non trova risposta nel libro ma lascia un punto cieco che inevitabilmente come accaduto a me, porta colui che legge, a inserirsi e continuare da solo il discorso una volta terminato il libro. Credo che sia più che mai opportuno affermare che questa storia è coinvolgente per i suoi più diversi aspetti.


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