La passione e la competenza è un legame non scontato

Molti credono che basti avere passione per un’attività di svago e informarsi con dedizione per diventare automaticamente bravi. È un’idea affascinante, ma non del tutto realistica. La passione è certamente un motore potente: spinge a dedicare tempo, energie e curiosità. Tuttavia, non garantisce di per sé il raggiungimento della competenza.
La bravura nasce da un intreccio di fattori: pratica costante, metodo di apprendimento, capacità di ricevere e integrare consensi e talvolta, anche una predisposizione naturale il così detto: talento. Suonare uno strumento, ad esempio, richiede non solo entusiasmo, ma anche esercizi tecnici ripetuti e una certa sensibilità musicale. Allo stesso modo, cucinare con amore non significa automaticamente saper creare piatti equilibrati e raffinati: servono tecnica, esperienza e conoscenza degli ingredienti.
Questa convinzione che “basti il cuore” per eccellere è un’illusione romantica. La realtà è che la passione può essere un ottimo punto di partenza, ma senza disciplina e metodo rischia di rimanere sterile. Non tutti coloro che leggono manuali di fotografia diventano fotografi capaci e io ne sono l’esempio come autodidatta; non tutti gli appassionati di sport diventano atleti di livello.
Eppure, c’è un aspetto che non va trascurato: il valore intrinseco dello svago. Non è necessario diventare bravi per giustificare il tempo dedicato a un hobby. Lo svago ha dignità anche se rimane imperfetto: arricchisce la vita, regala soddisfazione personale, stimola la creatività e offre momenti di benessere. In fondo, non sempre l’obiettivo deve essere l’eccellenza; talvolta basta il piacere di fare ciò che ci appassiona.
La passione non garantisce la competenza, ma non per questo perde valore. Essere “bravi” non è l’unico traguardo: il vero successo sta nel godere dell’attività stessa, indipendentemente dai risultati.


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