Ho iniziato la settimana parlandovi dell’autrice, poetessa Margaret Atwood e, come avevo annunciato nell’articolo precedente, oggi vorrei parlarvi della poesia “Poesie tarde”.
Questa poesia parla di qualcosa che tutti abbiamo vissuto: il momento in cui le parole arrivano troppo tardi. Avete presente quando vorreste dire qualcosa, ma ormai è passato? Ecco, Poesie tarde è proprio questo. È come una lettera che arriva dopo che il destinatario non c’è più. Come un pensiero che ti viene quando ormai la porta è chiusa.
L’autrice ci racconta che le poesie spesso non servono a cambiare le cose, ma a raccontarle quando sono già successe. Sono come oggetti portati dal mare: belli, ma un po’ rotti, un po’ consumati. E anche le parole, a volte, sembrano fredde, già masticate da altri.
Ma nonostante tutto, c’è una luce. Alla fine della poesia c’è un invito: anche se è tardi, anche se non possiamo più ballare, possiamo ancora cantare. Possiamo accendere la luce e dire qualcosa. Magari non cambia il passato, ma può dare senso al presente.
È una poesia che ci ricorda che non è mai davvero troppo tardi per dire ciò che sentiamo.
Buona lettura e buon weekend. By Giusy
Poesie tarde
Queste sono le poesie tarde.
Quasi tutte le poesie sono in ritardo,
ovvio: troppo tardi,
come una lettera spedita da un marinaio
che arriva dopo che è annegato.
Troppo tardi per essere di aiuto, certe lettere,
e le poesie tarde non sono diverse.
Arrivano come via mare.
Di qualsiasi cosa si tratti è già accaduta:
la battaglia, il giorno di sole felice, il chiaro di luna
che diventa voglia, il bacio d’addio. La poesia
si arena sulla riva come un detrito.
Oppure tardi e la cucina è chiusa:
tutte mangiate o fredde le parole.
Galeotto, sorte e disfatto,
o sospesi, attese e un poco,
pensoso, dolente, desolata.
Persino amore e gioia: vecchi canti pluri-masticati.
Sortilegi arrugginiti. Ritornelli consunti.
È tardi, è molto tardi;
troppo tardi per ballare.
Allora, canta quel che puoi.
Accendi la luce: canta ancora,
canta: Ora.
Margaret Atwood
Nemesys 
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