
Premesso che apprezzo lo scrittore Donato Carrisi, e ho letto una buona parte dei suoi libri ma ciò nonostante, non ho mai scritto una recensione a una sua narrativa per cui ho deciso di farlo oggi.
Il libro di cui il titolo del quale oggi scriverò le mie impressioni, seppur trattasi di un thriller psicologico e non proprio il mio genere di thriller preferito, nel leggerlo sono rimasta piuttosto entusiasta.
La mia iniziale curiosità era dettata dallo stile di thriller piuttosto insolito per essere appunto della penna dell’autore e questo era anche il mio timore che avrebbe potuto deludermi, perché come appena detto, non proprio confacente ai miei gusti e sono sincera, ci ho pensato su parecchio prima di acquistarlo e ancor di più, prima di iniziare a leggerlo, avevo quasi la preoccupazione che potesse cadere ai miei occhi colui che ritengo essere un mito italiano del genere thriller.
Ebbene, non è stato così anzi, ancora una volta Donato Carrisi ha dimostrato di essere davvero bravo negli intrecci delle trame che scrive seppur non mi aspettassi chissà cosa da questo genere di narrazione ma conoscendo lo scrittore, posso affermare che una volta in più mi ha piacevolmente sorpreso confermandomi di essere il maestro del thriller italiano.
Trama:
In una casa isolata su una collina vive Eva, una bambina agorafobica di dieci anni. Con lei ci sono una governante e una ragazza, Maja, che si prende cura della piccola. Il papà ha abbandonato la famiglia e la mamma è in giro per il mondo; con lei si comunica solo tramite sms. Maja non si arrende alla condizione di Eva e contatta l’ipnotista più conosciuto di Firenze, Pietro Gerber, per farsi aiutare. Da un po’ di tempo la bambina isolata, che preferisce stare chiusa in casa e non vedere nessuno, ha un amico immaginario. Di lui non si conosce il nome, non si sa come è fatto, ma la sua presenza sta mettendo in pericolo la bambina. L’ipnotista non è certo di voler essere coinvolto in questo caso, di indagare nella mente della bambina, sta cercando di affrontare i suoi problemi e intanto la sua reputazione è in bilico. Nei lunghi dialoghi con l’amico immaginario di Eva, l’ipnotista mette assieme frasi, cose non dette, momenti del passato che ha vissuto e crea la sua interpretazione della realtà. Ma è giusta o c’è altro da scoprire? Perché l’amico immaginario conosce fatti che riguardano Pietro e conosce il suo passato? E’ proprio quel bambino a conservare la verità di un evento successo a Pietro e ai suoi amici tanti anni prima. Cosa gli vuole dire su ciò che a distanza di tanto tempo ancora lo tormenta?
Questa narrativa fa parte della trilogia dedicata all’ipnotista Pietro Gerber, gli altri precedenti non li ho letti mentre invece tra le varie recensioni in giro sul web, sono stata attratta da questo di libro e forse, motivo in più per cui ero un po’ titubante come sopra ho descritto.
“La casa delle luci” è un thriller magnetico, ipnotico, pieno di lati oscuri da scoprire e anche spiragli di luci che indicano la via d’uscita. Il racconto crea la necessità di entrare in contatto con la parte più nascosta dei protagonisti per chiarire la verità motivo per cui, mi ha tenuta incollata alle pagine e non a caso, l’ho letto in pochissimi giorni per giungere al suo finale davvero pazzesco con il colpo di scena dell’ultima pagina che francamente, oltre che all’essere inaspettato, mi ha anche quasi convinta che probabilmente farà seguito un quarto libro dedicato all’ipnotista Pietro Gerber.


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