
Un’artista della quale non avrei mai voluto perdermi la prima esposizione delle sue opere qui in Italia e precisamente a Milano presso la Galleria Fumagalli, è proprio quella di San A Han giovane artista coreana e precisamente di Seul classe 1987. Con la mia amica di Sarzana avevamo acquistato il biglietto per Settembre ma visto tutto il mio personale accaduto, vi ho rinunciato ma per fortuna si fa per dire, con l’aiuto della mia stessa amica sono riuscita a rivendere il biglietto.
Sang A Han è un’artista che realizza delle opere davvero particolari e che risultano piuttosto insolite agli occhi di noi Occidentali: sono sculture di corpi di donna realizzate in tessuto e poi imbottito con tanto di cuciture in rilievo le quali dipinge col colore nero tonalità che per la nostra tradizione è simbolo della morte mentre per quella coreana è invece, il simbolo della vita. In questa esposizione in Italia, l’artista ha voluto rappresentare l’inno alla maternità come generatrice di vita.
La sua arte è tessile realizzata esclusivamente in tessuto di cotone; il tessile è una pratica associata alla femminilità per eccellenza e che in Corea si tramanda di madre in figlia.
Interessanti sono le cuciture, elemento di sostegno essenziale. Senza quei punti di sutura le figure non starebbero insieme; la loro valenza è dunque strutturale. Ma non solo: per Sang A Han, il gesto del cucire è anche un mantra, una preghiera laica ripetuta, che acuisce i suoi sensi percettivi.
Le sue opere come precedentemente detto, sono tutte colorate di nero, il nero del meok, è un inchiostro naturale derivato dalla fuligine, un inchiostro tipico della tradizione del suo Paese. Con il meok l’artista crea infinite sfumature, giocando con l’acqua e il tessuto, che rispetto alla carta, assorbe i liquidi molto più lentamente. Come anticipato, le sue creazioni sono piuttosto da interpretare come emblema della vita, di energie positive da trasmettere al pubblico.
Il tema centrale della mostra di Milano dal titolo “Black Flame” è stata dedicata alla femminilità e all’essere donna e madre. E’ la stessa Sang A Han in una intervista che ho letto, a confermare come la maternità le abbia cambiato la vita, come l’abbia arricchita di una nuova e molto più profonda sensibilità, capace di percepire energie e spiriti prima mai sentiti. Queste tematiche assumono una duplice inclinazione nei suoi capolavori: una prima onirica e romantica e una seconda invece sensuale, quasi carnale. Ma, come ci tiene a sottolineare la stessa artista, nessuna delle sue figure andrebbe letta in modo erotico: ogni posa, ogni gesto è un’allusione alla maternità, al parto, alla vita che nasce.
Da quanto appena detto, si può ben dedurre che le protagoniste della sua esposizione a Milano sono state appunto le sculture in tessuto di donne-fiore. Corpi nudi, con un calice di petali al posto del corpo o della testa. Come si può denotare dalla immagine di copertina. Altrettanto interessante sono le tre specie vegetali ricorrenti: Lylium, Anthurium, e soprattutto Orchidea. Fiori dal profumo e dall’aspetto attraenti, tipici orientali, che nel loro possedere entrambi gli organi sessuali, fanno ancora una volta da emblema della vita.
Tra le magnificenze cucite erano presenti anche tipiche posizioni di yoga, che invitano a una meditazione laica poiché l’artista, non si professa essere religiosa.





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