In questo periodo siamo andati a fare un’escursione nella Val Baganza, una delle valli più suggestiva della nostra provincia, questa volta per il pranzo abbiamo mangiato al sacco nel bel mezzo di questa natura incontaminata, non so se mi spiego: una goduria unica!!!

Nella mattinata appena arrivati in zona, siamo andati a vedere i così denominati Salti del diavolo. Trattasi di rocce poderose che il vederle sanno lasciare davvero senza parole, picchi rocciosi che risalgono in modo piuttosto brusco sul terreno, esse dominano il bosco e si possono ammirare anche a distanza, come potrete vedere leggermente meglio nella terza foto. La loro formazione è antichissima si dice di età cretacica (80 milioni di anni fa). Il motivo per cui nella Val Baganza si possono notare così vistosamente è dovuto all’erosione selettiva, in milioni di anni questi macigni così resistenti e compatti si sono conservati rispetto agli altri massi che invece sono franati e scomparsi.




Attorno a queste rocce esiste un’antica leggenda medioevale che narra che i Salti del Diavolo siano le orme del diavolo messo in fuga da un’ eremita che viveva a Cassio. A quanto pare il diavolo aveva cercato di farlo cadere in tentazione nel tentativo di distoglierlo dalla preghiera offrendogli cibo, acqua, perfino una provocante fanciulla. Ma l’eremita, incontrando il diavolo proprio nella zona della Chiastra di San Benedetto, dove è ancora visibile la sua grotta (che servì anche ai partigiani), si difese imponendo un piccolo crocifisso che fece scappare Lucifero per la valle: i segni di quella fuga incontrollata sono i Salti del Diavolo, questi enormi massi dove sono ben visibili i segni dei graffi lasciati da Belzebù.
Leggenda copiata da qui
Nel pomeriggio nel tornare indietro ci siamo fermati nella frazione di Ravarano, un piccolo Borgo ma molto caratteristico, a dire il vero la nostra intenzione sarebbe stata anche quella di andare a visitare il suo Castello ma ahimé, abbiamo scoperto che essendo di proprietà privata da un anno a questa parte per problemi familiari, rimane chiuso e anche l’accesso al parco, purtroppo non è neppure visibile dalla strada poiché è completamente immerso nelle fronde degli alberi. E pensare che la frazione di Ravarano è strettamente connessa a quella del suo Maniero che fu innalzato agli inizi del XI secolo dal Comune di Parma a difesa dalle incursioni provenienti dalla Lunigiana. Pazienza, ci siamo accontentati di gironzolare in questo tipico Paesello.






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