Inevitabilmente leggendo il titolo vi chiederete se sono impazzita e quale attinenza ci potrà mai essere tra l’acqua e i fiumi con il noto autore? Ebbene no, non sono impazzita, il titolo del post ha un suo ben preciso perché…
Nel mese di maggio come spesso mi accadde, mi è venuta un’irrefrenabile voglia di fotografare l’acqua, qualunque acqua trattasi pur che sia acqua. Incomincia ad essere piuttosto proibitivo nel fine settimana spostarci o in riviera ligure oppure romagnola causa tra andata e ritorno le code chilometriche in autostrada, per cui mio marito ha pensato bene di potarmi in giro tra i fiumi della nostra zona e tra fiume Enza, fiume Po e Sacca di Colorno, direi che ho soddisfatto un pochino la mia smania di acqua. In località Sacca di Colorno ci siamo fermati a pranzo in un ristorante di nome Stendhal, un luogo davvero affascinante come del resto lo è il suo nome e dove abbiamo mangiato direi benissimo.



Mentre eravamo a pranzo parlando del locale e del suo nome, naturalmente siamo andati a parlare del romanzo di Stendhal “La Certosa di Parma” ricordandoci quando anni addietro fu fatta la fiction su Rai1 appunto dello stesso racconto riportando il medesimo titolo. Da quel che ricordo direi che è stata una delle poche programmazioni che mi hanno incollata al televisore, la sua storia a mio parere è romanticamente bella tanto è vero, la stessa sera sono andata su Raiplay a rivedere qualche puntata dello sceneggiato.
Tra i vari romanzi di Stendhal, due di maggiore spicco sono “Il rosso e il nero” e appunto “La Certosa di Parma”, di quest’ultimo il titolo si riferisce al Monastero dell’Ordine Certosino di Parma, il quale curiosamente è però menzionato solo nell’ultima pagina dell’opera e non figura come luogo significativo nel romanzo.
I personaggi inerenti La Certosa di Parma, ruotano attorno alla grandezze della famiglia Farnese, un’influente e nobile dinastia del Rinascimento italiano, che governò il Ducato di Parma e Piacenza, dal 1545 al 1731, e il Ducato di Castro, dal 1537 al 1649. Il romanzo è appunto un racconto rinascimentale e per molti aspetti piuttosto fantasioso – sulla dissoluta giovinezza di Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, e alter ego del protagonista del romanzo, Fabrizio del Dongo. A tale manoscritto si deve oltre alla figura del giovane protagonista, quella della zia protettrice e del suo integerrimo amante il conte Mosca, e Clelia di cui Fabrizio è innamorato, altresì l’episodio della prigionia e dell’evasione di Fabrizio, nonché lo spostamento da Castel Sant’Angelo in quella del carcere parmense. Secondo il critico letterario Honoré Balzac – lettore entusiasta dell’opera, in un celebre saggio apparso nel terzo numero della «Revue Parisienne» il 25 settembre 1840, affermava che i personaggi erano così veri da presupporre una diretta derivazione da persone reali: il Principe di Metternich ritratto nel conte Mosca, la Principessa di Belgiojoso nella Sanseverina (nel romanzo l’influente zia di Fabrizio del Dongo). Balzac avanza anche l’ipotesi che lo stato di Parma e Ranuccio Ernesto IV possano essere Francesco IV d’Asburgo-Este e il suo Ducato di Modena.
La storia racconta che Stendhal per scrivere questo romanzo, venne ispirato da un manoscritto (il quale però non è mai stato autenticato) sulla casata Farnese e lo stesso Alessandro Farnese. Questo testo narrativo comprensivo di due libri, lo scrisse a Parigi tra il 4 novembre e 26 dicembre 1838 durante una sua volontaria reclusione durata cinquantadue giorni, trincerato nel suo studio per non essere disturbato nella sua stesura, addirittura diede ordine alla servitù che chiunque lo cercasse dicessero che “il signore è a caccia”. Sembrerebbe che tale opera non sarebbe stata scritta direttamente da Stendhal, bensì dettata, parola per parola, ad un abile copista, unico estraneo ammesso nel rifugio dell’artista. Venne pubblicato nel 1839 un anno dopo la sua composizione e non ebbe subito il successo riservatogli poi dalla storia della letteratura. Raccolse comunque più consensi dei precedenti romanzi stendhaliani che ne ricevettero in verità assai pochi, e dovettero aspettare alcuni decenni per essere apprezzati.
Se siete arrivati in fondo al post, penso che abbiate capito da cosa è nato il titolo del post 😉
A coloro che può interessare, qui il link a un sunto dei due libri che lo compongono.


Lascia un commento