
Ciao a tutti, come ogni prima settimana del mese, oggi è il giorno che dedico al ricordo di Filippo Fenara.
La poesia che ho scelto è una poesia che nel leggerla mi ha colpita subito, mi ha dato la sensazione che denoti una certa armonia alla vita e nella stessa vita, naturalmente non sono una critica, tantomeno poeta e questa è soltanto la mia semplice e modesta percezione; quando l’abbia scritta precisamente non saprei dirvelo, posso soltanto riportare la data del suo post che risale al 5 novembre 2018.
Vi auguro una buona lettura e, come sempre, in calce il link al suo blog.
Ma lo senti anche tu?
Lo senti il vociare dei fiori?
Il ticchettio di un branco di predatori?
Il lamento luminoso di Dio?
La paura di averti?
Lo senti il borbottio delle nuvole?
Il vuoto d’aria dell’abitudine?
Avverti il colore sublime?
Il calpestio dei sospetti
e la solitudine delle masse?
Capti il segnale della semplicità?
Ricevi l’orgasmo di note improvvisate
cavalcate da parole irriducibili?
So che senti quando ti stritolo
nei pensieri bruni del mancarmi.
Il sapore di un bacio perduto?
Il grugnito della stoltaggine?
Le sinfonie delle grondaie
dopo l’acquazzone d’Aprile?
Santo cielo, le vampate degli inferi,
lo stridere dei condannati,
le percosse ingenue del sorridere e
la complicità del latte di mandorla?
Lasciami tra sciami d’api
nel ronzio dei sommi capi.


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